giovedì 31 maggio 2007

Domande, domande, domande...

Sempre domande.
Come mai il mio computer si è spento?
Quando facciamo manutenzione alla posta?
Pioverà?
Quando pensi di riprendere il navigatore?
Quando pagano?
A che ora vai a mangiare?
Hai visto il TG, ieri sera?
Puoi dedicarmi un minuto?
Hai visto il nuovo touchpad di Microsoft?
Hai visto in giro il tizio delle macchinette?
Hai... BASTAAAAA!

Non sono l'enciclopedia galattica. E non sono nemmeno la Guida Galattica per Autostoppisti. Anche se ti dico Don't panic!.
Da oggi, la mia risposta alle domande non pertinenti al contesto in cui opero sarà, ovviamente, "42".
Quella assomma tutte le risposte.
Persino per il calcolatore di Google.

mercoledì 30 maggio 2007

Pausa...

Oggi sono stanco. E sto aspettando conferma di alcune cose su cui farò un post nei prossimi giorni.
Allora... Beh, stamattina mi hanno mandato questa barzelletta:

Il nuovo prete della parrocchia era molto nervoso per la sua prima messa e quasi non riusciva a parlare.
Domandò quindi all'Arcivescovo come poteva fare per rilassarsi e questi gli suggerì di mettere alcune gocce di vodka nell'acqua della messa.
Si sentì così bene che avrebbe potuto fare la predica in mezzo ad una tempesta.
Quando tornò in canonica, però, trovò la seguente lettera dell'Arcivescovo:
"Caro Don Angelo,
La prossima volta metta gocce di vodka nell'acqua e non gocce d'acqua nella vodka.
Le raccomando di non mettere limone e zucchero sul bordo del calice.
Le segnalo, inoltre, che il mantello di Gesù non deve essere usato come tovagliolo e i comandamenti della Chiesa Cattolica sono 10 e non 12.
Allo stesso tempo, le ricordo che i discepoli sono 12 e non 10.
Non è usanza riferirsi alla croce come "quella T grande" ed è sconsigliato riferirsi a Gesù Cristo e i suoi discepoli come "GC e la sua band". A proposito le segnalo anche che Giuda non deve essere chiamato "quel figlio di puttana" e che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono "Il Vecchio, Junior e Colombo".
Le chiedo di dare una ripulita alla sua chiesa, visto che quella "casetta" era il confessionale e non la toilette.
L'iniziativa di chiamare il pubblico a battere le mani è stata lodevole, però trovo che ballare la macarena e fare il trenino sia esagerato.
Inoltre le segnalo che l'acqua santa serve per benedire e non per rinfrescare la nuca, così come le ostie vanno distribuite ai fedeli e non devono essere usate come antipasto e accompagnamento per il vino.
Ricordi che sulla croce c'è l'immagine di Gesù Cristo e non Che Guevara mentre Berlusconi è proprietario di Mediaset e capo di un partito politico e non è primate della Chiesa Cattolica.
Per quanto riguarda il decoro, le consiglio di indossare le mutande e di evitare di rinfrescarsi dal caldo tirando su la tonaca.
Le segnalo che sarebbe opportuno spiegare ai fedeli che i peccatori, quando muoiono, vanno all'inferno e non a farsi fottere.
Un appunto anche sulla durata della Messa: deve essere di 1 ora circa e non due tempi da 45 minuti.
Per finire le confermo che quello seduto affianco a lei e che lei ha chiamato "travestito in gonna rossa"... ero io!

martedì 29 maggio 2007

Politici di mestiere... Bah!

In questi giorni di elezioni, il mio pensiero corre a elezioni passate. Non per la questione politica italiana. A me, che vinca uno o che vinca l'altro, interessa ben poco.
Il mio interesse va verso quei candidati che, all'estero, fanno un lavoro, smettono se vincono le elezioni e lo riprendono quando le perdono.
In particolare mi viene in mente lo scontro tra Kerry e il piccolo Bush. Che lavoro faceva Kerry? L'avvocato. Uno dei più ricchi politici degli USA, anche grazie all'aver sposato la regina del ketchup.
Bene... Che si aspettano tutti gli americani? Che Kerry torni a fare la sua vita di prima quando non farà più il senatore.
OK... Noi italiani, invece?
Va bene, c'è Berlusconi che s'è fatto una vita da costruttore / proprietario di TV / venditore di saponette / cantante di pianobar / Diosolosacosa. Poi è andato in politica e ci ha tolto tanti dubbi su tante cose.
Ma... Gli altri?
Va bene... Passo anche Prodi. Che era docente di economia industriale a Bologna ed ex presidente dell'IRI. Certo, come docente ha acquisito una patina da lavoratore tipica dei professoroni dell'università. Come presidente dell'IRI sono sicuramente infondate le voci che dicono che si è limitato a smembrarlo senza far ottenere granché allo stato.
C'è da dire, comunque, che entrambi sono entrati in politica, rispettivamente, dal 1993 e dal 1978 (!). Oggi hanno 71 e 68 anni. Cioè... Diciamocelo... Che cazzo ne possono capire 'sti due dei giovani? Non arrivo ai "giovani" veri. Quelli che hanno 12-18 anni. Questi qui non capiscono nulla manco di chi ha 40 anni. Non possono. Sono di una generazione più vecchia dei miei genitori! E di lavoro fanno i politici!
E, con loro, tutta una serie di personaggi che non muove un dito da anni.
Penso, per esempio, a Casini, Fini, Dalema, Bertinotti... Tutta gente che non si è prestata alla politica, al servizio del paese. Loro dicono così ma non è vero.
Sono persone che hanno CAMBIATO LAVORO. Questo è l'errore.
Hanno buttato via le loro esperienze lavorative precedenti e hanno passato il punto di non ritorno: si sono messi a lavorare in politica e NON ci pensano nemmeno un secondo a rinunciare. Sono diventati politi e moriranno politici.
Poi ci dicono che la politica è in crisi, che le istituzioni sono in crisi... Ma se sono loro che si attaccano a qualsiasi sgabello! Si siedono lì per terra, in un quadrato chiamato "politica", gli escono le radici (non dico da dove) e diventano inamovibili.
Questo invidio alla democrazia estera... Che, se uno fa il suo lavoro e decide di candidarsi ma perde le elezioni, torna a fare il suo lavoro. E l'opposizione si cerca un leader che potrebbe avere un consenso maggiore.
Non sta lì, per anni, secoli e tornate elettorali, a presentarsi per ogni possibile candidatura fino allo sfinimento. E non si ignorano le condanne più o meno definitive subite per le cose più svariate.
Una notizia di oggi dice che il ministro dell'agricoltura giapponese, Toshikatsu Matsuoka, si è ucciso in seguito alle accuse di corruzione di cui avrebbe dovuto rispondere in Parlamento.
Una roba così, da noi, significherebbe riuscire, finalmente, a fare un bel turnover in parlamento.
Ma cazzo... Lui è morto dalla vergogna... Possibile che i nostri non ci pensino nemmeno? Almeno un pensierino a ritirarsi a vita privata?
A noi basta che questa gente vada A CASA e lasci spazio a qualcuno (e ce ne sono) con idee più fresche. Magari con la fedina penale immacolata.

lunedì 28 maggio 2007

Io, con un'arma in mano

Nel preparare il post precedente, mi sono imbattuto in alcune informazioni che mi hanno lasciato un po' perplesso.
Allora... La mia macchina (Kia Sorento 2.5 VGT Active Class automatica), a vuoto, pesa 2 (DUE!) tonnellate e 79 Kg. Aggiungiamoci il mio peso (110 Kg), quello degli olii e del gasolio (saranno almeno 50 Kg) più della roba che è sempre con me in macchina (tipo il seggiolino di Anahi). Facciamo che, come extra, arriviamo a 250 Kg. Il totale, arrotondiamo per difetto, sarà di 2,3 tonnellate.
Bene... La mia macchina raggiunge (e potrebbe superare ma c'è un lungimirante limitatore di velocità) i 180 Km/h.
L'energia cinetica che può sviluppare (Bondo mi correggerà se sbaglio, è lui il fisico... E che fisico!) è pari alla metà della sua massa (in kg) moltiplicata per la velocità (in metri al secondo) al quadrato. Che, nel mio caso è 2300*(50^2)/2= 2.875.000.
Un numero che faccio fatica a leggere.
Ipotizzando uno scontro tra "titani", una Panda SUV (1,09 t) lanciata a piena velocità (150 Km/h) sviluppa un'energia cinetica pari a 1090*(41,6^2)/2= 943.155
Un terzo della mia macchina. Ci sto capendo poco... Perché fisica l'ho studiata, l'ultima volta, la bellezza di 15 anni fa... Però capisco che, in un frontale, ne servono 3 di quelle Panda per fermarmi. Sperando che i guidatori siano un po' sovrappeso... Se no c'è da sperare solo nell'attrito.
Ma... Dico... Al volante della mia auto, io ho in mano un'arma. Molto più pericolosa di una pistola. L'ho avuta pagando un po' di soldi e superando un ridicolo esame di guida.
Però posso fare più danni di un bazooka.
Se impazzissi, potrei decidere di attraversare il mercato rionale a 180 Km/h facendomi largo tra bancarelle, vecchiette e bambini in passeggino. Con ovvie conseguenze.
E la stessa arma è a disposizione di qualsiasi neopatentato con abbastanza soldi per comprarla... E c'è in giro di peggio, sia come peso che come velocità.
Che diavolo di riflessione è questa?
Semplice... Ho scoperto che se io passo con il rosso a un semaforo, rischio una decurtazione di 6 punti dalla patente (che paura!!! :D) e la bellezza di 145 euro di multa.
Questa cosa è R-I-D-I-C-O-L-A!
A parte che una multa da 145 euro non mi fa paura (perché li ho) ma potrebbe essere una cifra assurdamente alta per altri che guadagnano meno di me. Mentre è una cifra del tutto irrisoria (meno di qualche spicciolo) per altri ancora che guadagnano più di me.
6 punti sulla patente sono POCHI.
Va bene, ci sono comuni che fanno i furbi con i semafori per fare cassa ma quello è un problema di rincoglionimento dei loro sindaci e di truffe operate ai danni degli automobilisti.
Ma, in situazioni normali... Attraversare con il rosso dovrebbe essere sanzionato come un tentato omicidio. Perché non sai se, di là, sta arrivando qualcun altro...

Meglio violentare che scaricare...

La morale è una cosa un po' particolare. Non c'entra la religione (o non religione) che si professa. Non c'entra molto nemmeno l'educazione specifica ricevuta in famiglia. C'entra più la società.
Così, è normale che, oggi, si consideri immorale, a livello quasi universale, fare del male ai bambini. Allo stesso modo è normale che si consideri immorale, in questa nostra Italia, la violenza sessuale. Non è normale considerare immorale, invece, il download di Mp3 da Internet o il craccare qualche software. La frase più usata in questi casi è "Non è LEGALE". La moralità, qui c'entra poco.
Nella maggior parte dei casi, però, la moralità e la legge coincidono. Si, perché la spinta sociale verso la moralizzazione DEVE avere una corrispondenza con la legge. Purtroppo, però, non sempre si verifica questa coincidenza.
Penso, per esempio, all'interruzione volontaria di gravidanza. Per me è immorale (tranne che in rari casi che non sto a specificare), per i cattolici dovrebbe esserlo (per TUTTI e IN OGNI CASO). Per i cattolici reali (cioè la maggior parte degli italiani, che si dichiarano tali senza seguirne gli insegnamenti) non lo è. Sulla spinta del femminismo anni '70, questa materia è stata regolata e sembra funzionare decentemente (per fortuna).
Però ci sono cose, nella legge, che mi fanno incazzare.
Per esempio... Il reato di violenza sessuale prevede condanne che vanno da 6 mesi a 3 anni di reclusione. Un incensurato può violentare la prima tipa che incontra e:
1 - Cavarsela con 6 mesi perché è incensurato e, magari, fa pure parte di qualche associazione di volontariato.
2 - Avere la pena sospesa perché 6 mesi son pochi per farlo andare dentro e poi si può recuperare e non c'è spazio in carcere e ha la mamma malata e è l'unica fonte di reddito familiare e ha un'unghia incarnita e 10.000 altri motivi.
3 - Nel caso in cui vada in galera, se fa il bravo, può uscire dopo poco per buona condotta. Magari si fa solo 3 mesi.
Ovviamente, la vittima si arrangi... Non importa se lo incontrerà tutti i giorni, se lui è un suo vicino di casa, se è il marito. Non importa della sua sofferenza, della sua vita rovinata, della crisi dei suoi rapporti con il partner o con il resto del mondo. Alla legge, questo non importa.
Allo stesso tempo, il nostro brillante Legislatore, punisce il reato di condivisione con profitto di opere protette (I.E.: il download di UN file MP3) con una pena che va da 1 a 3 anni di reclusione. COn profitto, secondo i dettami delle ultime modifiche alla legge, che prima parlavano solo di "lucro". Il profitto è anche la mancata spesa per l'acquisto del brano, il piacere di ascoltarlo, la "bella figura" che si fa nel passarlo a un amico... In pratica è legale solo scaricare, ascoltare e scambiare brani che NON piacicono, che non si sarebbero mai acquistati e che nessuno vorrebbe mai sentire. Detto tra noi: conosco album che corrispondono in pieno a questa descrizione.
Tornando in tema... Se quello di prima decidesse di non violentare la ragazza di cui sopra ma di spararsi in cuffia l'ultimo successo... Che so... Dei Ricchi e Poveri... Rischierebbe 6 mesi in più di galera.
Quindi... Traducendo in soldoni quello che dice la legge... Piuttosto di scaricare materiale protetto, và in giro a compiere atti vandalici, violenta e fa altre cose. Ma Spiderman 3, no. Non lo scaricare.

domenica 27 maggio 2007

Il narghilè

Mi sono stufato di siti che spacciano il narghilè come qualcosa di esotico. Prima delle sigarette, prima della pipa, il narghilè FA parte della cultura mediterranea da secoli.
Solo che, in Europa, ne abbiamo perso l'uso.
Fa parte di quelle cose che sono andate perse nei secoli. Come diceva Abatantuono in un suo film: "A noi ci ha rovinato il Cristianesimo, intendo dire come cultura. Una volta avevamo le terme, i massaggi. Adesso che abbiamo? Le pizzerie.".

La prima cosa da sapere è che il narghilè è LENTO.
Per prepararlo vanno via dai 2 ai 5 minuti (dipende da quanto si è bravi), per fumarlo può andare via anche una mezz'ora. Per pulirlo vanno via altri 5 minuti almeno.
Il narghilè è fatto per chi ha la pazienza di usarlo, la passione di sentire i suoi aromi, il tempo di riflettere o di farsi una chiacchierata con gli altri. Tutte cose in cui noi europei "civilizzati" siamo estremamente carenti.
Allora... Il narghilè è composto da un vaso (generalmente di vetro) che contiene acqua. In questo vaso, sotto il pelo dell'acqua, arriva un tubo che è collegato a un braciere, posto sulla sommità. Al vaso (sopra il pelo dell'acqua) arriva un altro tubo, da cui si aspira il fumo.
Il meccanismo è semplice: si aspira dal tubo posto sopra il pelo dell'acqua e si crea una depressione nel vaso. Per supplire alla depressione, viene aspirata aria dal tubo sotto il livello dell'acqua, creando bolle varie. Ovviamente, se sul bracere ci sono sostanze in fiamme, non viene aspirata aria ma fumo. Questo finisce in acqua, che lo filtra, lo raffredda e lo prepara per essere aspirato.
La preparazione dei un narghilè è banale. Si apre e si mette l'acqua nel vaso. Più è alta rispetto al tubo collegato al braciere e più il fumo verrà filtrato. Non bisogna esagerare, però: non si deve aspirare acqua ma solo il fumo. Non è una cannuccia!
Poi si chiude il narghilè. Bisogna assicurarsi che il vaso sia a tenuta stagna: non deve entrare aria da altre parti che non siano i tubi previsti.
Poi si mette il tabacco sul braciere. In genere basta un buon pizzico per una mezz'oretta di fumo.
Per finire si posa sopra il tabacco una pasticca di carbonella accesa. Se ne trovano nei negozi in cui viene venduto il tabacco per questi gioiellini.
Alcuni aggiungono filtri fatti in vario modo, carta stagnola, ecc... A scelta. Gli schizzinosi, che temono di aspirare pezzi (spenti) di brace, mettono filtri anche sul beccuccio di aspirazione. Liberissimi di farlo, anche se NON si fa così...
La carbonella è accesa? C'è l'acqua? C'è il tabacco? Ok... Adesso inizia ad aspirare dall'altro tubo e dacci dentro. Ci vogliono un po' di aspirazioni per riuscire a bruciare bene il tabacco. Solo quando si inizia a sentire l'aroma del tabacco, il narghilè è pronto.
I vantaggi rispetto alle sigarette? Non c'è confronto.
Anche se alcuni usano i narghilè per aspirare chissàcosa... La bellezza di questa pratica è un'altra. Perché il tabacco usato è speziato e aromatizzato. C'è alla banana, al caffè, alla menta (il più diffuso), tutti i frutti, al mango, alla mela (dolcissimo), alla fragola (occhio che può dare allergia), ecc... Il fumo che sfugge lascia un odore piacevole in giro e non ha a che fare con la puzza delle sigarette. Inoltre, il tabacco è molto grezzo e non ha l'impressionante elenco di sostenza chimiche presenti nel tabacco delle sigarette.
In più c'è chi fa strane combinazioni con il liquido usato, magari sostituendo l'acqua con altri liquidi (bevande dolci, the, ecc..). ovviamente non infiammabili: dal braciere tendono a cadere, ovviamente, anche residui incandescenti. Con un liquido infiammabile si rischierebbe un bel botto.
Insomma... Se siete fumatori e non l'avete provato, fatelo. Se l'avete provato e non vi è piaciuto, provate un altro aroma di tabacco.
Fate attenzione, però... Dà molta più dipendenza delle sigarette. Perché, oltre al fumo, potreste accorgervi di non riuscire più a rinunciare a quella mezz'ora di meditazione o di chiacchiere. Perché, di narghilè, ce ne sono anche con 2, 3, 4 o più beccucci e tante persone possono fumare dallo stesso narghilè contemporaneamente.

I brevetti distruggono la scienza

Non sono mai stato molto favorevole ai brevetti.
Precisiamo: il concetto di brevetto è stato inventato per tutelare l'opera delle persone, per permettergli di vivere dignitosamente (o in ricchezza) dopo aver avuto quell'attimo mentale brillante che gli ha permesso di rivoluzionare la vita di tutti noi con straordinarie invenzioni. Magari per consentire anche ai loro figli di vivere di quell'idea geniale del padre e, magari, riuscire a trovarne altre con tutta la tranquillità economica.
Però... Non mi convincono.
Si, perché i brevetti, come attualmente applicati, non servono più per questo scopo. Servono alle grandi aziende per impedire che altre possano sviluppare le loro idee e ottenere cose migliori. Servono per evitare che, da qualche parte, un piccolo genio possa migliorare un prodotto in commercio e mettersi a produrre qualcosa di meglio con un costo inferiore o con funzioni più ampie. Servono per evitare che altri possano avere idee diverse.
Spesso, poi, questi brevetti sono assolutamente ridicoli. Basta cercare qualche termine sul sito dell'ufficio americano dei brevetti per rendersene conto. Senza contare che, i brevetti, influiscono anche sulle nostre vite... Pensiamo al fatto che una marca di auto (Opel) ha brevettato un ottimo sistema di sgancio dei pedali in caso di incidente. Ovviamente, le altre marche non ce l'hanno... Così ci si possono rompere i piedi solo perché Opel deve guadagnare quei 2 euro in più. Ma il ragionamento è applicabile a qualsiasi cosa. Software incluso.
In tutto questo marasma di gente che se ne approfitta mi viene in mente il buon Albert Sabin, morto in miseria per aver deciso che le vite umane erano più importanti del brevetto sul suo vaccino. Probabilmente non è un caso che non aveva grandi aziende dietro di sè.
Allo stesso tempo penso a Leonardo da Vinci e a tanti, tantissimi altri prima e dopo di lui. Allora non c'erano brevetti e le invenzioni erano veramente il frutto della genialità. Mi sono ritrovato a pensare che, per fortuna, Leonardo non ha avuto figli. Altrimenti... Sai che bello vedere le società che producono armamenti versare, che so, 10 dollari per ogni bomba e 50 per ogni elicottero? Sai che bello vedere i produttori di paccottiglia della Gioconda versare ai suoi pro-pro nipoti 2 o 3 euro per ogni maglietta o poster? Oppure ricevere una percentuale sui biglietti di ingresso del Cenacolo? E poi ci sono tutti gli altri... Quelli venuti nel rinascimento. Ce li vedo, gli eredi, lì, fuori da Firenze... Vuoi dare un'occhiata alla citta? Paga...
Lo so che i brevetti scadono... Ma so benissimo che le aziende stanno lottando per procastinare queste scadenze a tempo indefinito. Così come so che i brevetti si rinnovano alla svelta: si cambiano 2 stupidate e si ribrevetta tutto... Per sempre. Nei secoli dei secoli.

giovedì 24 maggio 2007

Berlusconi, Prodi e Google

Google Trends è un accrocchio di Google Labs per vedere quali sono i trend delle ricerche fatte tramite il noto sitone che raccoglie ogni dato del Web e non solo.
A parte la possibilità di soddisfare la propria curiosità per sapere quanti hanno interessi simili ai nostri e fanno le stesse ricerche, Trends da assuefazione ma, soprattutto, può diventare anche uno strumento di tortura per i nostri governanti.
Per esempio, cercando "Prodi" si scopre che l'interesse nei suoi riguardi si sta alzando dopo un periodo, letteralmente, di calma piatta durato svariati mesi. Si scopre che Pomezia, Siena e Bologna sono le città che dimostrano più interesse per l'attuale Presidente del Consiglio. Bologna capisco, è di casa... Pomezia e Siena non so... Forse c'è andato in visita. Oppure, nelle scuole, promuovono ricerche sul suo conto. Trovo interessante, invece, che la stragrande maggioranza delle ricerche sia fatta in italiano e la lingua inglese non sia nemmeno nella top ten. Così come i paesi di provenienza delle ricerche vedano tracce di Svizzera o di Belgio ma una totale assenza dei Big internazionali.
Diverso trattamento, invece è riservato a "Berlusconi", che vede un interesse straordinario da parte di Malta e dei maltesi ma, per il resto, segue abbastanza fedelmente la trsite sorte dell'amico Prodi. Fanno eccezione le città. Anche Berlusconi è cercato a Pomezia e Siena, forse per rispetto di una legge ormai antiquata... Ma, a sorpresa, non c'è Arcore al posto di Bologna (pur in classifica) ma Taranto, Nola, Pisa...
Straordinaria, invece, la funzione di collegamento alle news... Perché, così, scopriamo che il picco di popolarità di entrambi si è verificato in occasione della vittoria alle elezioni, per poi scendere sempre più.
Le sorprese iniziano confrontando tra loro diverse voci. Basta elencarle separate da una virgola. Così, si vede che l'interesse verso Prodi prima che divenisse presidente del consiglio aveva numeri da prefisso telefonico rispetto a Berlusconi. Ora, invece, tranne che per i guizzi di Berlusconi, viagginao abbastanza vicini.
E poi?
Beh, io ho avvisato che Trends dà dipendenza... Perché, adesso, si può vedere che fine fa la cricca politica italiana e l'interesse che i navigatori, pur un campione limitato, hanno verso i nostri politici. Naturalmente bisogna fare attenzione... Perché se cerchiamo casini, potremmo avere sorprese, ma non tutti i casini che troviamo siedono in parlamento. La maggior parte sono di altro genere: code in macchina, case piene di donnine, ecc...

mercoledì 23 maggio 2007

Software gratis e legale

Sto riflettendo su diverse cose, oggi. Credo che ne nasceranno diversi post.
Quello che, però, vorrei annotare non è una riflessione ma una indicazione.
Anche se ci rifiutiamo, per strane alchimie mentali, di usare software open source, freeware o public domain, c'è chi regala, legalmente, software commerciale o shareware.
Sono i ragazzi di Giveaway of the Day.
Fargli una visita non costa nulla e il sito è pure in italiano.
Oggi regalano un ripper per DVD distribuito normalmente come shareware al prezzo di 35 dollari.
Le uniche limitazioni ai programmi che distribuiscono sono che devono essere INSTALLATI entro il termine della giornata in cui vengono distribuiti e che non viene offerto alcun supporto tecnico per il loro funzionamento.
Anche se, ogni tanto, sul sito presentano solo fuffa... A volte capita di trovarci il programmino perfetto per risolvere qualche casino.

martedì 22 maggio 2007

Topi di discarica

La riflessione di oggi sui rifiuti mi fa tornare alla mente una scena vista quando andavo in discarica a Desio.
Una donna che si avvicinava al cassone della carta con una lunga asta di ferro. Quatta quatta, quasi a dargli l'assalto, iniziava a rigirare il cumulo di cartoni alla ricerca di qualcosa di indecifrabile, quasi a volerne rivoltare il contenuto come si faceva con il grano al sole.
Incuriosito, non ho potuto fare a meno di avvicinarmi, fino a scoprire il suo tesoro: libri.
Un pazzo incosciente ha buttato via libri apparentemente senza valore. Un'intera enciclopedia buttata in discarica. Così, la nostra, anticipando il loro riciclo li ha trasformati in ri-uso.
Sono bastati 5 minuti per capire che avevo a che fare con una persona straordinaria e ricordo ancora bene che mi disse che, con quel sistema, aveva salvato oltre 10 enciclopedie.
La stessa scena mi è tornata in mente qualche giorno fa, ma di sfuggita. Ero alla discarica di Arcore a buttare delle macerie quando sono stato avvicinato da un uomo che mi chiedeva se non mi interessasse una bici in regalo. Me l'ha mostrata: una "Graziella" con parecchi anni sulla sella ma ancora perfettamente funzionante e completa di tutto. Una bici pieghevole da tenere nel bagagliaio. Lui, mi disse, ne aveva già molte a casa e questa non sapeva proprio dove metterla.
Persone che hanno capito quello che io e molti altri abbiamo ignorato.
Consumare è ottimo per le aziende (e quindi per noi).
Riciclare è ottimo per l'ambiente (e quindi ancora per noi).
Riusare... Riusare è miracoloso. Per l'ambiente (perché riciclare comporta comunque un costo in termini ambientali) e per noi (perché abbiamo cose gratis).
E quindi... Cercherò di iniziare anche io a riusare le cose. Magari senza toglierle dalla spazzatura altrui... Probabilmente, se tutti iniziassero a riusare ognuno le proprie cose...

2750 tonnellate di rifiuti a Napoli?

Io abito ad Arcore...
Qualcuno potrebbe dire: "E chissenefrega?"
Invece frega molto... Perché nella verde Brianza, dopo un passato burrascoso, tutti i comuni si sono organizzati per la raccolta dei rifiuti.
In particolare, ad Arcore, ci sono 4 giorni di raccolta rifiuti sui 6 possibili... E si raccoglie in modo differenziato tutto, ma proprio tutto: plastica, umido (2 volte alla settimana), vetro, secco, carta, cartone e lattine. Poi c'è la discarica, organizzatissima, in cui si raccolgono 7 giorni su 7 (la domenica solo al mattino): legno, ferro, macerie, olio esausto, batterie, ingombranti e qualsiasi altra cosa vogliate buttare via.
Visti i mezzi a disposizione, il mio sacco dei rifiuti secchi, dove dovrebbe finire quello che non si può riciclare, lo svuoto una volta ogni 2 settimane. Mi sono accorto che, dividendo i rifiuti, il volume di quello che non si può riciclare crolla a livelli incredibili. Anche se, come me, si ha un cane e una bimba di pochi mesi (escrementi di cane e pannolini non sono considerati riciclabili).
Poi vedo le foto della spazzatura in giro per Napoli e mi chiedo: quel materasso laggiù dovrebbe essere in discarica, nella zona degli ingombranti riciclabili. Anche quella bici, andrebbe tra i rottami ferrosi, pronta per essere fusa e diventare qualcos'altro. Insomma: c'è emergenza rifiuti ma le cause saranno "governative" ma anche personali.
Ovvio che, se butto tutto insieme e considero tutto "pattume", lo spazio per i non riciclabili finisce in fretta. Eppure... Il riciclo è un modo per guadagnare.
I comuni vendono i rifiuti e con i ricavi coprono parte delle spese di raccolta. Perché il secco è un peso, da buttare. Ma il vetro, la plastica, il ferro, il legno, la carta... Sono ricchezze.
E io... Resto perplesso a guardare le foto della Campania. Quanti soldi hanno buttato per strada?

giovedì 17 maggio 2007

Ipocrisia

Sarà perché passo da Via Novara a Milano tutti i giorni ma ieri sera mi sono trovato in coda a pensare all'ipocrisia.
Vedete, via Novara è una via di Milano abbandonata da Dio e dagli uomini. Nel senso che è una zona abbastanza tranquilla in cui, con l'esclusione di qualche furto, non succede nulla. L'intera zona viene presidiata regolarmente dai papponi che credo abbiano il loro bel daffare per evitare che la polizia si metta a fare retate. Dal punto di vista della prostituzione è una delle zone più ricche di Milano, proprio incuneata tra i palazzi lussuosi di San Siro e la Tangenziale Ovest.
Così, uno è lì e pensa a queste donne sbattute in strada e ignorate dai più. Che, suppongo, abbiano ingenti guadagni visto che iniziano a vedersi in tarda mattinata e aumentano progressivamente fino a notte fonda. certamente, alcune vivranno di quel lavoro. Credo, però, che la maggiornaza sia semplicemente sfruttata. Carne comprata e rivenduta, affittata o regalata in cambio di favori. Non ne avrei nulla in contrario se il guadagno fosse loro. Ognuno fa con il suo corpo quello che gli pare. Purtroppo, però, alla fine, i soldi vanno a qualcun altro.
A chi andranno?
Le forze dell'ordine e i mass media, grazie a varie inchieste, ci dicono che finiscono nelle tasche della criminalità organizzata. Già...
Quante gambe ha la criminalità organizzata? Una è lo sfruttamento della prostituzione. Un altra è certamente lo spaccio di stupefacenti. Un'altra ancora è il commercio di armi.
Mi chiedo: ma cosa ci vuole per stroncare queste tre gambe?
Perché la prostituzione può essere resa legale, così come le droghe. Allo stesso modo è possibile aumentare i controlli sulla fabbriche di armi. Perché in cantina è piuttosto difficile che riesca a costruire un RPG e lo devo comprare dalla fabbrica. Possibile che la fabbrica non sappia esattamente a chi e quando ha venduto un'arma? Possibile che non si possa istituire un registro preciso tracciabile di queste vendite?
Quanto alla droga... Perché non renderle tutte legali? Ovviamente con campagne di informazione e una vendita controllata... Ma non costerebbe molto. Sono un tossico? Bene, compro la mia roba in farmacia. Roba su cui pago le tasse e che ha un prezzo "normale". Magari devo avere con me un certificato che dimostra che ho fatto X sedute dallo psicologo e lui non mi ha tolto la voglia... Ma la compro lì e finanzio lo stato, non le associazioni a delinquere.
Stessa roba per la prostituzione. Via dalle strade, via dai quartieri, con controlli sanitari periodici obbligatori, con l'obbligo di aprire una partita IVA e di pagarci le tasse...
Basterebbero pochi provvedimenti, ben studiati e calibrati, che tenessero conto della realtà e non di un mondo ideale in cui i campi son tutti verdi e il cielo è sempre azzurro per stroncare la criminalità.
Dedicando, tra l'altro, il tempo delle forze di Polizia ad arginare problemi che non sono controllabili, come il traffico di essere umani, di organi e di bambini.
Oggi mi sento pratico e utopico allo stesso tempo.

mercoledì 16 maggio 2007

Editoria da bar

Ieri ho parlato con Edo di lavoro. Lui lavora per un editore nazionale e io ho scelto di non occuparmi più di editoria cartacea.
Io, con gli editori, ho un rapporto particolare.
Si, perché sono un informatico e nasco come analista anche se scrivere mi è sempre piaciuto.
Così, partendo da un piccolo articolo pubblicato 15 anni fa su un giornale locale, un po' per voglia e un po' per sbaglio, sono finito a scrivere di informatica per varie testate.
Così ho scoperto un mondo intero che non pensavo esistesse e ho capito alcune cose:
- La prima è che le redazioni non sono come vengono raccontate nei film. Quasi impossibile trovare un giornalista che fa un'inchiesta "sul campo" e se ne occupa per mesi. La norma è che un'inchiesta deve occupare pochi giorni, a volte poche ore. Si fa spesso via Internet, si controllano poco le fonti (non c'è tempo).
- La seconda è che ho trovato diversi "colleghi" che non sapevano quello di cui stavano scrivendo. Con effetti anche piuttosto comici. Non dimenticherò mai i commenti entusiasti fatti da colleghi vari di un servizio per la stampa di foto inviate online: soltanto abbozzato, vecchio e malfunzionante. Ma con un'azienda disposta a spendere svariate migliaia di euro per portare tutti i giornalisti "interessati" e relativi partner in alberghi di lusso e in barca per 2 giorni, sul Lago di Garda, ammorbidendoli con una serie ampia di gadget.
- Da qui nasce il fatto che, come in molti altri ambienti, un'oliatina alle ruote permette di avere il supporto della stampa anche per cose assolutamente abominevoli. Questo nell'ambito informatico frequentato da me, figuriamoci quando ci sono in gioco interessi maggiori. La deontologia professionale di alcuni "giornalisti" che ho incontrato è un gradino più sotto di quella dei pedofili.
- Altra cosa che ho imparato è che i contenuti vengono sepsso sacrificati per rispettare la "gabbia" di impaginazione. Si saltano passaggi e immagini importanti perché non c'è spazio. Viceversa si possono trovare articoli pieni di fuffa, messa lì ad allungare il brodo per riempire una pagina.
- La penultima cosa che ho imparato è che la stampa cartacea lascia i lettori indietro nel tempo. Mi spiego meglio: oggi viene presentato in anteprima per la stampa un nuovo prodotto. Domani scrivo l'articolo, dopodomani si impagina e tra 2 settimane va effettivamente in stampa. Ci vuole 1 settimana circa per stampare la rivista e distribuirla... Quindi, tra 3 settimane, il signor X compra la rivista, legge l'articolo, cerca il prodotto nei negozi... E non lo trova. Perché, magari, ne è già uscito il mdoello nuovo. O perché la versione mostrata alla stampa aveva dei difetti che (se va bene) sono stati corretti.
- L'ultima cosa che ho imparato sulla mia pelle è che gran parte degli editori sfruttano il lavoro di persone nei coni d'ombra delle leggi. Si, perché NON tutti quelli che scrivono sono giornalisti. Io non lo sono, anche se ho scritto per oltre 10 anni e per più di 15 testate diverse. Solo che per diventare giornalista, l'Editore deve supportarti. Deve concederti almeno di firmare gli articoli. Solo che, se diventi giornalista, sei tutelato. Quindi, la maggior parte delle riviste esce senza nomi sugli articoli ma solo indicazioni nel colophon (la zona che riassume i nomi di tutti quelli che sono coinvolti direttamente o indirettamente con la produzione della rivista).
Sembra incredibile ma il meccanismo è semplice: o scrivi alle mie condizioni, oppure trovi un altro lavoro. lavoro non ce n'è... Quindi si tira avanti.
Ovviamente, la mancata tutela è totale: quasi mai si viene assunti ma si è costretti a lavorare come "liberi" profesisonisti. Ovviamente, le ferie non sono pagate, così come la malattia. Ovviamente, le spese sono a proprio carico. Ovviamente, farsi pagare può diventare un miraggio. Il record, con un editore che è stato acquisito da un altro, è stato di 6 mesi da quando mi dovevano pagare.
Ovviamente, nessuno paga a fine mese questi collaboratori: la norma è 30 giorni dopo la data fattura rispetto al mese di uscita in edicola. In soldoni si scrive a maggio un articolo che verrà pubblicato a giugno e pagato a luglio.
Una sequenza di ovvietà che rendono difficile gestire un bilancio familiare e certo non influiscono positivamente sul morale degli "addetti ai lavori".
Questi meccanismi, purtroppo, sono così... E non cambieranno mai perché ci saranno sempre i furboni che troveranno il modo di aggirare i paletti legali.
Quello che mi fa incazzare come una bestia, però, è che la presidenza dei ministri regali 409.304.260 euro agli editori. Ogni anno un po' di più e un po' di meno.
Una piccola parte serve effettivamente per tutelare le minoranze linguistiche o per far uscire giornali particolari. Ma gli altri? Perché devono essere sponsorizzate le testate dei partiti? perché dare soldi a editori che hanno come unico scopo quello di intascarli, facendo uscire giornali e riviste con tirature ridicolmente basse o che non vuole nessuno perché piene di fuffa? Si, perché non ci sono controlli di qualità di nessun tipo e non un solo euro è vincolato: può essere speso per gli stipendi, per comprare la carta, per qualsiasi cosa.
Perché dare soldi a chi già guadagna sfruttando il lavoro degli scribacchini? Più di tutto: come faranno mai questi giornali a sorvegliare il Potere e la Democrazia (secondo una vecchia teoria) se ricevono un benefit proprio da chi devono controllare?
C'è solo una cosa che mi viene in mente quando vedo qualcuno che deve controllare qualcosa che è sul libro paga di chi è controllato ed è dolorosissimo. Si chiama Vajont.
Eccoci qui, allora, nel Vajont di un'editoria in cui i "grandi" sanno benissimo che la loro carta è utile per accendere il camino ma, tranne che in rari casi, cercano di sfruttare Internet, il nuovo media, solo per fare altri soldi e contenere i danni. E noi, nuovi abitanti di Longarone, siamo qui, a farci distrarre da una partita del pallone. "Panem et circensis"

P.S.: Io ho salutato felicemente l'editoria. Non ne voglio più sapere. Voglio scrivere su cose che mi interessano e quello che mi piace. Ho un lavoro nell'IT che mi soddisfa moltissimo, che mi valorizza e in cui sono pagato bene e regolarmente.
Io sono un fortunato. Altri, purtroppo, non lo sono e sono ancora lì, a fare gli scribacchini.

La tazza e la Tazza

Una decina di visitatori e già 4 persone che mi chiedono perché questo blog si intitola proprio "La tazza di Gordon" quando io ho un nick (da oltre 10 anni) che è tratto dall'opera di Tolkien.
Sarebbe stato più appropriato, che so... All'Elfo Silvano, il Drago squartato, Agli Hobbit scafazzati, la torre del nazgul... Invece no.
Il motivo del nome è presto detto.
Per prima cosa pensiamo al Gordon. Non faccio riferimento a Flash Gordon, ovviamente, Non c'entra nulla rispetto alla mia idea di Blog. perché questi scritti, in genere, non sono "Flash". Sono frutto di meditazioni.
Il Gordon a cui mi riferisco è Gordon Freeman, protagonista di una serie di videogames (Half Life) in cui combatte contro un regime totalitario instaurato da alieni. Certo, fa qualche casino, ma è anche il motore della Redenzione.
La tazza, invece, deriva da un'ambiguità. Perché nella tazza ci si mette il caffè, il mate, quello che uno vuole prendersi per una pausa. Così, uno si può immaginare un Freeman che si ferma dopo aver sconfitto qualche cattivone, si prende un caffè e pensa un po'.
C'è, però, un'altra cosa che si chiama tazza ed ha una funzione meno nobile, anche se può essere egualmente riflessiva. Il bello è che lì ci finisce di tutto.
Così, la Tazza di Gordon è un posto dove riflettere ma anche dove far finire tutto...

I dati che si perdono...

Mi chiama Marcello al telefono. In sostanza mi dice che dalla sua chiavetta USB sono spariti magicamente alcuni file importanti.
Breve indagine: risulta che è pratica comune che lui e diversi suoi colleghi trasportino, ospitino e conservino i dati usando una chiavetta USB.
Ricordo che, tempo fa, ho conosciuto un professore dell'Accademia di Brera che usava, per lo stesso scopo, diversi CD riscrivibili, adottando la tecnologia packet-writing.
Ovviamente, queste tecniche di conservazione dei dati sono sbagliate.
Le chiavi USB sono notoriamente soggetti a problemi di vario tipo. Primo tra tutti il fatto che le scosse elettriche che possono ricevere alla connessione o disconnessione dal PC possono azzerarne il contenuto o, addirittura, bruciarle.
I CD e DVD masterizzati sono sensibilissimi al calore e alla luce. Anche se la loro durata teorica si aggira sul centinaio di anni, la durata reale è, tranne che in rari casi, inferiore ai 10. In molti casi è di 2 o 3 anni. Se sono masterizzati con metodi come il packet writing, sono soggetti a problemi anche durante il loro aggiornamento e soffrono di problemi di lettura.
I CD e DVD stampati hanno meno problemi ma la loro durata non è certo illimitata: soggetti a graffi e al degrado delle caratteristiche dei materiali usati, sembra che la loro vita reale si attesti sui 50 anni al massimo.
Persino gli hard disk hanno i loro bei problemi: influenze magnetiche esterne tendono a dare diversi problemi e, a seconda del metodo di conservazione, sarà difficile che la durata dei dati registrati superino qualche decennio.
Il ricorso al nastro, poi, complica la vita degli utilizzatori senza fornire i vantaggi promessi.
Da qui nasce una riflessione sulla durata dei nostri dati.
La nostra generazione rischia di non riuscire a trasmettere informazioni ai posteri.
Se è vero che una scritta a biro su un foglio bianco, in condizioni ottimali, dura per più di un secolo, i frutti della generazione di informazione rischiano di non arrivare nemmeno alla generazione successiva.
L'unica speranza sembra quella della libera circolazione dei file e la copia continua e perpetua dei file più importanti su nuovi supporti.
Non posso fare a meno di pensare che il degrado è stato costante. Gli antichi scrivevano incidendo pietra e argilla essiccata e ancora oggi possiamo avere accesso ai loro documenti.
Leonardo da Vinci scriveva a matita e, oggi, i suoi testi hanno ancora una perfezione simile a quella originaria.
Io, da piccolo, scrivevo a penna nera su quaderni bianchi e già oggi, dopo 20 anni, ho visto che l'inchiostro è grigio e le pagine gialline, pur non avendo mai consultato quei testi.
A casa ho un disco con alcuni articoli scritti in giovane età che non sono interpretabili da alcun moderno programma. E ho diversi CD, masterizzati anni fa, che sono ormai illeggibili e che tengo perché, apparentemente, sembrano nuovi: i dati (con i primi masterizzatori) non sono stati scritti alla perfezione e la superficie di scrittura è degradata.
Ho avuto ben 2 clienti che, ogni giorno, si facevano il loro bel backup su nastro e, nel momento del bisogno, si sono accorti che i nastri si potevano scrivere ma non si riusciva a leggerli per problemi all'unità di backup o ai nastri stessi.
In questi mesi sto facendo fotografie digitali a mia figlia e mi chiedo se lei riuscirà mai a vederle.

martedì 15 maggio 2007

Microsoft, l'IT e l'Open Source

Eh, si. Microsoft è all'attacco.
Dopo anni di combattimenti legali dovuti alla sua posizione di dominio assoluto nel mercato IT, dopo aver cercato in tutti i modi di dimostrare che non è l'unico concorrente del mercato e che gli utenti hanno un'ampia scelta di sistemi operativi da installare... Adesso che si sente il fiato delle community Open Source sulla nuca, decide di passare al contrattacco.
Lo fa come solo le corporation sanno fare: con la carta bollata e puntualizzando che Linux viola ben 230 brevetti di proprietà Microsoft. Ovviamente, l'attacco è causato dal fatto che se Microsoft si vede abbastanza tranquilla sul lato client/monkey user (che non sanno che esiste un universo al di là dell'asteroide Windows), i risultati di Windows Server 2003 e della sua release 2 non sono stati incoraggianti. Anzi: nel mondo dei server, specialmente in ambito Web, posta e file server, Linux sta diventando il padrone.
Ovviamente, questa minaccia, destinata a sconvolgere il mercato anche ai danni della stessa Microsoft se portata a termine, non è un episodio isolato.
A cavalcare l'assedio all'Open Source è anche un comunicato di Aitech-Assinform, apparentemente neutrale e reperibile qui.
Apparentemente nulla di male: semplicemente si chiede che l'uso di software open venga fatto nel rispetto del pruralismo e della neutralità tecnologica.
In realtà, il male c'è... Chi sono questi qua? L'Aitech-Assinform è l'associazione di 400 società industriali del mondo dell'IT italiane e fa parte di Confindustria. Escludendo i produttori di hardware, quasi tutte le altre aziende inseriscono nella loro presentazione di essere al servizio della pubblica amministrazione in ambienti consolidati.
Chissà qual è l'ambiente consolidato di cui parlano?
E ci sarà una tra queste aziende che avrà una "potenza" maggiore? Oppure IBM e i suoi 7000 dipendenti conteranno come la Guttadauro Computers&Communications (53 dipendenti)?
Io sarò sospettoso e maniaco ma ho come l'impressione che questo comunicato tanto neutrale sia solo una monetina in più che viene messa sulla bilancia per favorire Microsoft e tutte le società che si basano esclusivamente sulle sue piattaforme per proporsi ai privati e spartirsi la ricca torta della pubblica amministrazione.
Ovviamente trascendendo i provvedimenti che tutte le PA serie del mondo stanno prendendo a favore dell'Open Source. Perchè al di là dei giochi (l'unico motivo che può spingere decisamente verso Windows), per scrivere lettere, navigare, gestire siti, fare grafica, tabelle, report, gestire dati e il 99,9% delle cose che vengono fatte in ufficio, NON serve Windows. Basta un qualsiasi computer con qualsiasi sistema operativo: Linux, OSX, Windows... Ma persino OS/2, AmigaOS, BeOS...
Vista la sua economicità (è gratis) e la sua diffusione in ambito server, le PA del mondo stanno semplicemente dicendo: per fare quello di cui abbiamo bisogno non compriamo Windows ma sfruttiamo le cose gratis che ci sono in giro e che sono equivalenti. Perché con il prezzo di Windows + Office, risparmiato, possiamo comprare almeno 1 bel computer in più.
Ovviamente, questa cosa non può piacere ai signori della Aitech-Assinform.

lunedì 14 maggio 2007

C'è Cesare e Cesare...

Secondo teorie accreditate dai più (almeno: dalla maggioranza degli abitanti di questa penisola), circa 2000 anni fa c'è stato uno che ha detto di dare a Cesare quello che è di Cesare.
In soldoni, tradotto in un modo comprensibile e calato nella realtà di oggi: la Chiesa pensi alla religiosità, lo stato pensi agli affari di stato.
Questa regola sarebbe ancora più importante oggi, in una Italia che vede convivere cattolici veri, cattolici solo di nome, protestanti, ebrei, diverse comunità musulmane e via dicendo. Inclusi agnostici, atei e persino animisti (scommeto che qualcuno c'è).
In teoria, la CHiesa dovrebbe seguire tutti gli insegnamenti di quel tipo là, senza discussioni. La realtà, però, è ben diversa.... E li segue solo quando gli conviene.
Così, preti, papi e vescovi si sentono in dovere di promulgare diktat e urlare, amplificati dai media, le loro idee. Ovviamente, la nostra classe politica fatta da leoni coraggiosi e tutta volta a tutelare l'indipendenza dello stato, tranne poche eccezioni, accetta passivamente qualsiasi cosa arrivi da quel settore. Dico: i cattolici votano.
Non è mica un caso che c'èera un partito chiamato Democrazia Cristiana ed è scontato che i preti ricevevano ordini piuttosto chiari su come orientare le masse. Ho usato il passato ma ho sbagliato: i preti (quelli veri, a contatto con le persone), ricevono ANCORA OGGI indicazioni precise su dove orientare il voto dei cattolici...
Questo dà un potere temporale alla Chiesa che, in teoria, dovrebbe essere rifiutato con sdegno. Chi si occupa di cose di Dio non dovrebbe occuparsi di cose terrene.
Invece: manco per idea.
Oltre ad avere ufficialmente una banca e proprietà immobiliari, artistiche e fondi capaci di far sembrare Bill Gates un lurido pezzente, la Chiesa cerca in tutti i modi di interferire con la Politica e con la vita di tutti. Sia dei cattolici che di tutti gli altri. Cerca di imporre regole religiose in uno stato che dovrebbe prevedere regole civili.
Pensiamo alle difficoltà per far funzionare le campagne di rpevenzione per l'AIDS, al matrimonio gay (matrimonio civile, ovviamente. Ma alla CHiesa non va bene nemmeno quello. Dopotutto, nel Catechismo della Chiesa Cattolica, i gay sono equiparati agli animali e, si sa, gli animali non si sposano). Pensiamo alle pastette in cui, in passato, è incorso lo IOR. Oppure al patrimonio accumulato nel corso dei secoli. Dico: come fa uno che ha migliaia di case di proprietà e lussuose a chiedere un versamento da girare ai poveri? E come si fa a darglielo quando è palese che una quota enorme delle somme ricevute serve solo a mantenere la burocrazia e solo le briciole arrivano veramente a destinazione?
Poi stiamo a criticare gli stati arabi... Perché, ovviamente, le regole sono diverse dalle nostre. Intanto si fermano leggi e iniziative che qualsiasi tato civile decente dovrebbe avere, sia per dare diritti a TUTTI i cittadini, sia per buonsenso.
Quest'ultimo Papa, poi, si sta svelando per quello che era. Privo del carisma del suo illustre Predecessore, quando era già al comando delle questioni di Dottrina e Fede, sta facendo fare alla Chiesa dei grandissimi balzi indietro nel tempo. Ci mancava solo la messa in latino per dare un bel tocco finale all'opera. Alla faccia del buon Roncalli, che aveva quasi messo in ridicolo quella messa incomprensibile e che, ormai 45 anni fa, ha smosso una Chiesa ormai lontano dalle persone.
Il bello è che la Chiesa non dovrebbe essere l'edificio o la gerarchia.
Non dovrebbe essere il Papa.
Chiesa, dal romano Ecclesia, dal greco per "comunità".
Una etimologia ben diversa dal latino "imperium"...

sabato 12 maggio 2007

Tra 200 mesi...

Mia nonna mi ha chiesto quando io e mia moglie battezzeremo la bambina.
Una domanda più che ricorrente. Diciamo che è la terza o quarta domanda che parenti, amici e conoscenti ci fanno.
Io non voglio battezzarla. E nemmeno mia moglie.
Perché IO, il suo papà, devo prendermi la responsabilità di segnare mia figlia per il resto della sua vita?
Crescendo imparerà un sacco di cose. Avrà la possibilità di leggere i testi sacri di tante religioni (in casa abbiamo diverse versioni di Bibbia, di Vangeli, il Corano, il Mahabharata e altro ancora).
Che ne so io di quello in cui crederà? Magari crederà nel Dio dei protestanti. Forse sarà buddista. Probabilmente sarà atea ma ci sono forti possibilità che sia agnostica oppure musulmana.
Al di là della questione della mia religiosità, non vedo perché imporle qualcosa che, per tutti non è così.
Quanti battezzano i loro figli sapendo coscientemente tutti i diritti e i doveri che gli impongono? Io credo ben pochi. Vorrei poter mettere su una bilancia tutti quelli che battezzano i figli perché usa così e quanti lo fanno perché ci credono veramente, conoscono le idee della Chiesa e le rispettano fino in fondo.
Ecco: io non voglio.
Quello che vorrà essere, lo chiederà lei.
Intanto è una brava bimba impegnata in cose molto più adatte a qualsiasi infante di 4 mesi e a me sta bene così.

venerdì 11 maggio 2007

Evvai con l'Argentina!

750 milioni di dollari.
Notizia di oggi, l'Argentina ha emesso titoli per questa piccola cifretta.
Ma, mi chiedo, l'Argentina non è quello stato che ha dichiarato il fallimento non più di 3 anni fa? Che ha rifiutato il rimborso dei titolo a milioni di risparmiatori nel mondo? Quello stato i cui titoli vennero consigliati da alcune banche quando già si sapeva che la situazione era critica e che ha visto dette banche coinvolte in inchieste di vario genere?
Ma si, quello stato che era paragonato alla Parmalat del crack. Con la differenza che alla Parmalat c'era qualche mascalzone che ha pagato con la galera. Anche se all'italiana, ha pagato qualcosa. Certo non tutto perché è difficile rimborsare il danno esistenziale subito dai risparmiatori rovinati. Ma, almeno, la Parmalat di allora non c'è più.
E l'Argentina?
Beh, l'Argentina ha bisogno di soldi... Quindi... Se vi avanzano 750 milioni di dollari...
Certo, se poi non ve li ridanno, non rompete le palle a nessuno e statevene zitti.
Pensa: oggi ti presto 50 euro e tu prometti di ridarmeli tra 1 settimana... Tra 1 settimana mi dici che me ne ridai 10, più dello zucchero del valore di 20 euro e il resto ciccia. Dico: se poi mi chiedi altri 50 euro, al massimo, posso darti 50 pedate nel portacoda. E sei uno sfacciato senza ritegno.
Ecco... L'Argentina, appunto...

giovedì 10 maggio 2007

TomTom, 10 milioni di navigatori + altri...

Oggi, TomTom annuncia trionfante che ha venduto il 10milionesimo navigatore.
Settimana scorsa mi hanno rubato il TomTom.
Era un Go 910, un acquisto nato sfortunato.
L'avevo comprato su ePlaza, nuovo (non quelli refurbished, usati, revisionati da TomTom e rivenduti a prezzo diminuito). Mi era arrivato con i contatti sul retro rotti, cosa che ne impediva il collegamento a TomTom Home per gli aggiornamenti e qualsiasi scambio di dati con il computer. Ho segnalato subito il problema a ePlaza ma la segnalazione si è persa. Così, ci ho messo 2 settimane per averne uno funzionante. Appena sono riuscito a far arrivare la segnalazione, me l'hanno sostituito con tante scuse per il ritardo.
Dopo nemmeno 1 settimana me l'hanno fregato.
Peccato perché ha comportato un bel danno in termini di tempo: tra la denuncia, l'assicurazione (che non assicura i navigatori portatili ma solo quelli fissi), mettere un plexiglass provvisorio e sostituire il vetro, ho perso, in totale, quasi un giorno.
Poi ho fatto qualche indagine e ho scoperto che averlo comprato è stata una scemenza.
Ho scoperto che non serve a nulla nasconderlo in auto perché questi "specialisti del furto" tengono in osservazione le loro vittime e non fanno furti occasionali: vanno sul sicuro.
Infatti, non mi hanno rubato un cellulare che era proprio insieme al TomTom e nemmeno altre cose più facili da smerciare, come CD originali o altro. Hanno preso solo il TomTom.
Ho scoperto che non bastava nascondere tutti gli accessori: bisogna farlo dove non si parcheggia (per evitare di essere osservati) e bisogna anche cancellare le impronte dei "bolli" dal parabrezza, altrimenti si svela la presenza del navigatore.
Operazioni piuttosto facili se non fosse che il braccio di tenuta, come tutte le cose meccaniche, è soggetto a usura e non gli fa certo bene essere staccato e riattaccato in continuazione. Così come non è banale, ogni volta, staccare il microfono, il ricevitore TMC, l'alimentazione. E poi mettere tutto in borsa e trascinarselo dietro dovunque, per ore.
Portatile 'sto cazzo.
Però il navigatore mi serve... Perché la mattina mi dice più o meno se la situazione è già disperata o se ho speranza di arrivare al lavoro in orario. perché mi dà itinerari alternativi. Perché è comodo perdersi, premere un pulsante e sapere come tornare. Perché se sono fermo in coda posso uscire dovunque che tanto a casa ci torno comunque. Anche se le strade fatte non sono quelle che, conoscendole, farei io.
E quindi?
Ok, TomTom, bravi. Avete venduto 10 milioni di navigatori. Che si sommano ad altri 10 (almeno) del mercato del rubato. Oltre a farvi le felicitazioni, vi suggerisco di pensare a un sistema antifurto decente e non quella ridicola combinazione di 4 cifre che, se messe, tramite un macchinoso meccanismo, permettono di andare a tentativi per riavviare il navigatore. Così come vi suggerisco di non prendere in giro gli utenti con una custodia minuscola ben sapendo che, insieme al compattissimo navigatore, per evitare furti bisogna portarsi dietro tutta l'ambaradan.
Intanto che voi ci pensate, io metto da parte i soldi per il navigatore Kenwood proposto da Kia.
Costicchia parecchio, 2700 euro, più di 5 TomTom Go 910.
Però ha le mappe veramente aggiornate (le ho viste. Mica come quelle del TomTom, ferme in molte zone a diversi anni fa). Include il ricevitore TMC (che il TomTom dà solo come optional costosissimo e spesso malfunzionante), ha un bellissimo monitor integrato nell'autoradio, richiede diverse ore di lavoro e una certa perizia per poter essere rubato, è più preciso ANCHE in galleria (grazie al collegamento con l'odometro dell'auto) e, sopratutto, si può assicurare come un optional della macchina.
Quindi... Bravo TomTom. Sei il navigatore migliore. Ma sei scomodo, hai mappe imprecise e, con me, sei stato sfortunato.

mercoledì 9 maggio 2007

Il (perfetto) delitto informatico

Lo confesso: sono stato tra i primi Foneros in Italia.
Per oltre 1 anno ho permesso agli altri membri della community di usare la mia connessione e io, in cambio, usavo la loro.
Poi ho smesso, almeno quello... Dopo aver parlato con avvocati ed essermi interessato dell'applicazione delle leggi anti terrorismo a una comunità come quella di FON. Ho gettato la spugna. Troppo complicato, troppo incasinato, troppo duro lo scontro con una serie di leggi e leggine fatte da uomini sulla Luna che non hanno idea della realtà delle nuove tecnologie.
Fossili fermi ai regi decreti di un Re di cui non c'è più nemmeno il ricordo.
Poi, nei giorni scorsi, mi hanno rotto un finestrino dell'auto e sono stato costretto a una pausa forzata di qualche ora fuori dall'ufficio e fuori casa.
Ed eccomi lì, sulla scena dei miei crimini. Milano, corso Sempione.
Per prima cosa lascio la macchina per far riparare il vetro.
Poi cerco un bar in cui mi rassegno a passare almeno 2 ore di attesa. Per fortuna ho con me il portatile, così faccio un po' di lavoro e, magari, gioco un po'.
Mi siedo, ordino una coca, accendo il portatile... E mi dice che è connesso.
La domanda è "A cosa", visto che sono distante almeno 3 Km dall'ufficio, oltre 30 da casa e che uso una normalissima connessione wireless che arriva, in condizioni ottimali, a 100 metri.
Rapido controllo: ci sono ben 2 reti senza protezione e il mio bravo portatilino ha deciso di prenderne una a caso e di connettersi. Nessuna chiave, nessuna passphrase, DHCP attivato.
Ottimo, mi dico... E inizio a lavorare senza negarmi anche un po' di chat e di navigazione.
Dopo un po' mi viene in mente di controllare i dati di questa fantomatica connessione. Un rapido sguardo alle impostazioni per vedere l'IP del router wireless, apro il browser ed eccolo lì. Anche qui nessuna password. Provo con l'altra. Stessa storia: nessuna password di rete, nessuna password sul router. Solo un segnale leggermente indebolito.
Mi fermo un po' per qualche considerazione. Come, per esempio, il pensiero che chiunque può impostargli una password e sbattere fuori questi imbecilli dalla loro stessa rete. Oppure come il pensare che qualsiasi cosa io faccia su Internet, saranno loro a risultare come responsabili. O anche il pensiero che io mi sono fatto tante paranoie per FON, che me le sto facendo perché il segnale della mia rete wireless, crittografato, arriva fino alla strada... E questi qui hanno dato accesso a Internet a una piazza, svariati loro vicini e una serie infinita di passanti.
Alla fine me ne vado a prendere la macchina e vado a casa.
In tutto questo, Manuel mi dà da pensare: "Avresti potuto fare il delitto informatico perfetto".
Si.
Sarei potuto andare all'attacco di qualsiasi sistema, scaricare qualsiasi genere di materiale, fare qualsiasi cosa sia proibita dalla legislazione italiana, americana o mondiale.
Cose da pervertiti, immorali bastardi. Non importava.
I responsabili sarebbero stati i gestori di quelle reti wireless.
Si, perché i router non avevano password e avrei potuto cancellare i log di connessione senza problemi. Di me non sarebbe rimasta alcuna traccia. Ci pensava il NAT a mascherare che ero io e non loro a controllare la connessione.
Persino se ci fosse stato un controllo in tempo reale da parte dei proprietari, identificarmi sarebbe stato quasi impossibile: vai a cercare tutti quelli che stanno usando un computer in un raggio di 100 metri da un'abitazione in un palazzo di Milano, in cui ci saranno decine di abitazioni, passanti, gente in macchina...
Oggi mi sono dedicato ad altro. Ma, ora, ho avuto un'improvvisa illuminazione e sto pensando che il lavoro della Polizia Postale dev'essere terribile e piuttosto soggetto ad errori.
Basta qualche centinaio di persone, in Italia, che collegano il loro bel routerino e non lo configurano e identificare un qualsiasi responsabile di qualsiasi reato diventa un'operazione da sconsigliare anche al solito peggior nemico.
E poi mi chiedo... Ma perché i produttori non sono obbligati a far configurare un livello di protezione anche minimo? Dico: io mi sono collegato non solo senza compiere particolari operazioni ma addirittura senza nemmeno provarci!
E' qui la discrepanza tra la teoria legislativa e la dura realtà dei fatti. Tirare su una rete wireless è solo questione di soldi. Saperla usare e configurare è questione di conoscenze. La legge non ammette ignoranza... Ma, così come sono le cose, la legge non è applicabile. Vai a beccare tutti quelli che non capiscono nulla di reti e si comprano l'accrocchio wireless...
Non so quanti siano in Italia... Ma scommetto che sono certamente più di 2. Probabilmente saranno almeno la metà delle persone che sono attirate dalle reti wireless (perché sono comode).
Quindi, domani, ricomincio a pensare a FON...

martedì 8 maggio 2007

Quando dico "no" significa proprio no. N-O

In questi giorni sto facendo una riflessione sul significato delle parole.
Lo diceva Beppe Grillo, in un suo spettacolo, con un'idea ripresa da innumerevoli scritti che, da almeno un secolo, ipotizzano un cambiamento. Scritti che affondano le loro radici nelle storture fasciste e comuniste.
Ci hanno rubato le parole.
Ogni giorno ce le rubano.
Si va dalla "casa delle libertà", organizzazione politica di centro destra che non brilla per aver liberalizzato alcunché ma, al limite, per aver imposto nuovi paletti e vincoli, complice di uno "stato mondiale" di allarme nei confronti del terrorismo.
Si passa da un "Libero Infostrada" che propone connessioni a Internet mettendo regole ferree sia su cosa si può fare con la propria connessione, sia sui termini di disdetta, su penali e quant'altro.
In mezzo c'è di tutto: offerte di biglietti da visita gratis in cui le spese di spedizione vengono fatte pagare 100 volte il prezzo reale, navigazione UMTS senza limiti (anzi: no limits perché in inglese suona meglio) in cui sono inclusi X Mb di traffico e quello successivo si paga in litri di sangue, download "free" di applicazioni che possono si essere scaricate gratuitamente ma che funzionano solo previa registrazione e pagamento di qualche decina di dollari. Persino le cosidette parolacce, a causa di una legittimazione fatta da un ex presidente del consiglio, non si salvano più.
Se, fino a qualche anno fa, questi "affaroni" sia sociali che economici erano prettamente di competenza delle aree di servizio autostradali o di venditori occasionali di fuffa, oggi sono istituzionalizzati e nessuno se ne lamenta più.
C'è un libro, di fanta politica, in cui questo furto di parole è evidente ed esasperato. Proprio su questo furto si basa l'Impero del Male che viene descritto. Ecco abbiamo un orologio che va avanti di 23 anni.
Così, adesso vorrei chiarire una cosa... Quando dico di "no", voglio proprio dire "no". N-O.
Se necessario, voglio anche brevettare questa parolina magica. Perché, nel dubbio, voglio essere sicuro di poterla dire. No!