giovedì 21 luglio 2011

Il silenzio è un incantesimo.

La prima cosa che mi ha colpito è stato, devo ammetterlo, un vago sentore di muffa. Come la cantina di nonna, che si allagava ed ora ha quell'odore "particolare" di luoghi una volta invasi dall'acqua ma oggi perfettamente asciutti. Quasi una loro memoria esclusiva di una condizione passata.

Poi, però, l'attenzione è stata subito catturata dal rumore. Un fracasso infernale, veramente poco appropriato al luogo.
Ed eccola là, la fonte del fracasso: nero come la pece, vestito di bianco, un frate armato di aspirapolvere sta togliendo i secoli al pavimento del transetto di destra.
Una figuretta china accanto a muri possenti e colonne che si alzano nella tenue oscurità.
Faccio un giro: il coro, un santo qui, un confessionale là... Prima di uscire nuovamente, nel silenzio. Sbircio il mulino, guardo l'estensione dei prati. Arrivo al negozio, con i prodotti che provengono dalle località più disparate. Mi siedo al bar, prendo un caffè e riguardo indietro.

Sono in una bolla impermeabile.

A 500 metri da qui c'è il caos, un'infernale rimescolio di chiassose auto, urla, persone. Si sentono come echi, da qui, dove il silenzio, come i prati che circondano questo posto, si trasforma in spazio, diventa prepotente e annulla il tempo.
Da quanto tempo sono qui?
10 minuti... Forse 1 ora. Qualche giorno, oppure un attimo.
Senza orologio è difficile capire e, nel dubbio, resto lì ad osservare una pigra nuvola che sorpassa il campanile.
Non sono credente ma la meditazione non è un'esclusiva religiosa: la ricerca della pace, della sensazione di pace, è innata nell'uomo che vive nel caos. In questo luogo sembra che questa ricerca non sia del tutto vana. Almeno in un mercoledì mattina di luglio.

L'indesiderato orologio arriva sotto forma di barista che si lamenta del ritardo di un suo amico e, incidentalmente, mi informa che 10 minuti prima avrei dovuto essere al mio appuntamento.

Pago il caffè, esco. Il silenzio mi resta attaccato, come miele, lungo il marciapiede, attraverso il ponticello e fino alla macchina.

Metto in moto e, in un attimo, sparisce tutto: sono di nuovo uno di quelli "fuori" da lì.

Nelle mattine d'estate, dopo la pioggia, a Milano, capitano delle cose strane.
Specialmente se ti viene in mente di fermarti 1 minuto a Chiaravalle per un caffè.

(Il titolo del post è una citazione di Cecilia Dart-Thornton)

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