venerdì 1 febbraio 2008

Aiutiamo i poveri del Perù!!! (2)

Avete mai pensato che il cibo è raramente un problema?
Nel senso che, persino nel deserto, l'uomo sa dove trovare cibo per sopravvivere.
Allo stesso tempo, anche l'acqua non è un problema.
Con le tecnologie adatte, siamo in grado di avere acqua ovunque.
Il vero problema è la ricchezza.
Nel senso che, se non ho i soldi per comprare una trivella e una pompa, posso abitare sopra il più grande bacino di acqua del mondo ma morirò di sete. Così come, senza soldi per comprare qualche capo di bestiame iniziale, posso vivere in mezzo alla più bella delle praterie che potrò sfamarmi solo mangiando erba e radici. O fare la fame.
Tutta questione di soldi.
Così c'è la convinzione che la soluzione per aiutare i paesi del terzo e del quarto mondo sia quella di mandargli soldi. Oppure cibo.
In realtà è una soluzione "comoda" da usare per metterci il cuore in pace.
Una volta mi hanno detto che per sfamare uno, non gli devo regalare un pesce: devo insegnargli a pescare.
Non vedo perché, in grande, questa cosa debba essere diversa.
Invece di portargli acqua con le botti, potremmo regalargli una pompa e una trivella... Oppure potremmo insegnargli come si costruiscono pompe e trivelle. Perché, per quanto possiamo fare, è inutile regalargli 100 pompe e 100 trivelle: prima o poi si guasteranno oppure gliene serviranno 101.
L'istruzione è quello che serve, non soldi, non oggetti.
Istruzione e opportunità.
Faccio un esempio riguardante proprio il Perù... Da quello che ho visto io, il Perù abbonda di alcune cose: la polvere, l'argento, la lana di alpaca...
La polvere non è una ricchezza (se lo fosse, il perù sarebbe LA potenza mondiale).
L'argento, però, si... E lì, l'argento costa meno dell'acciaio. Gli artigiani lo lavorano da secoli in modo strepitoso. Ma il Perù non ha l'opportunità per arrivare in Europa.
Vogliamo fare i caritatevoli?
Apriamo il mercato a questa ricchezza, acquistando questo argento a prezzi "di mercato" europeo... E, con il ricavato, i "poveri peruviani" potranno acquistare i macchinari e il know-how che gli manca per "fare il salto".
E la lana di alpaca? Qui da noi, un cappellino fatto a macchina di lana di alpaca costa 40 euro. Pari a 176 Sol peruviani... Praticamente uno stipendio. Là, un cappellino fatto a mano costa 10-15 sol. Un BEL cappellino... Facciamo due conti e pensiamo cosa significherebbe lasciare entrare questi paesi nei nostri mercati. Noi vendiamo know-how, loro ci vendono prodotti che, da noi, hanno ormai costi assurdi.
Perché è il know-how che ha valore... La conoscenza. Non insegnamogli come pescare. Non diamogli da mangiare. Sono forti, hanno voglia di fare. Non diamogli da mangiare: insegnamogli come si costruisce una fabbrica di pompe e trivelle, insegnamogli cos'è un'economia di mercato... Il resto verrà da sè... Se ci saranno condizioni economico/politiche (nazionali e non) adatte.

1 commento:

sempliceio ha detto...

Ogni buon progetto a scopi umani purchè il seme dia i suoi buoni frutti giova a se stesso una gioia in più nel pensare a chi lontano da noi non può usufruire di tanto benessere forse più che materiale la mia gente ha e vive una ricchezza più profonda e Spirituale che spesso possiamo notare in ogni sguardo umile di ognuno di loro che conoscono un altra realtà di come soppravvivere ad una misera povertà.