venerdì 1 febbraio 2008

Aiutiamo i poveri del Perù!!! (3)

Finisco subito questa serie di considerazioni con l'unico punto veramente spinoso di tutta la faccenda: la volontà politica.
Queste due parole fanno un po' paura, eh?
Siamo abituati a pensare la politica come una serie di giochini che fanno i nostri "campioni" nazionali... E, con un'affermazione del genere, posso prendermi solo un "vaffa...".
Invece no... Perché la politica, in questo caso, consiste in cose piuttosto semplici. Se io, Europa, ho paura degli altri mercati e impongo un dazio sulle merci, è una questione politica.
Così pure se io, India, invece di pensare a costruire pozzi e creare un tessuto sociale, spendo i miei soldi per costruire, che so... Un 100 testate nucleari. (Ho detto a caso, come al solito...).
Oppure come se io, il signor Perù in persona, invece che facilitare le condizioni di vita dei minatori che mi cavano l'oro che vendo sui mercati internazionali (prima fonte di valuta straniera del paese), decido di creare un esercito moderno, armarlo, spendere milioni di dollari in equipaggiamenti...
Insomma: il discorso aiuti, al di là della "carità pelosa", di quella inutile (mandargli soldi o cibo) o di quella dannosa (si, c'è anche questa)... DEVE partire da basi politiche solide.
Quindi... Il problema è la pressione sociale, da ambo le parti.
Noi dobbiamo spingere sui nostri governi perché si occupino di problemi VERI. Non della prossima, fantastica, legge elettorale o del concedere o meno il parrucchiere personale ai deputati. Di porblemi reali nostri e altrui.
Loro devono spingere i loro governi a non occuparsi di accumuli di soldi e conti in banche svizzere ma dei problemi reali dei loro paesi.
Insomma... Per fare un mercato, servono scambi. Per fare scambi servono almeno 2 soggetti. E i due soggetti devono essere nelle condizioni necessarie per fare lo scambio e devono volerlo.
Il resto serve a molto poco... Se non a nulla.

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