mercoledì 12 novembre 2008

Memento

Lascia la mano e va dritta come un missile, non si vede nemmeno.
L'erba tagliata corta corta, il rosso della terra dei corridoi, le divise dei giocatori e una certa aria di festa.
Cromatismi perfetti che si fondono tra loro.
"Te l'ho detto che era una cosa divertente".
Lo guardo con un sorriso ebete perché io, 'sto gioco, un po' lo conosco. Non sono ancora cosciente del fatto che mi avrebbe impegnato parecchio tempo nei mesi successivi.
Sono solo sicuro che sto passando un brutto momento e che questo qui, vecchissimo amico mio, mi ha portato qui per svagarmi.
Un colpo secco e la palla viaggia a terra verso la seconda base. Viene raccolta e lanciata in prima.
"OUT!"
Il pubblico si lamenta ma una voce sovrasta le altre: forte e tonante, di qualcuno abituato a farsi sentire.
"Era salvooo... Forza ragazzi! Muovetevi!"
Guardo con aria interrogativa questo mio vecchio amico e lui, con aria sorniona, "Quella... Beh, quella lì è mia nonna."

Alla fine, la nonna appare. Si muove appoggiandosi e fa fatica. Ma si guarda attorno con l'aria di chi, lì, ci ha vissuto una vita.
E poi si scopre che è vero: suo figlio giocava e ora allena. Entrambi i suoi nipoti (maschio e femmina) giocano. E lei è sempre stata lì, come scoprirò poi, a fare la nonna del baseball a generazioni di tecnici, allenatori, giocatori. Di ogni età.

"Buongiorno signora"
"Signora a chi? Io sono Lina, ciao! Piacere!"

Forte e affettuosa, con due occhi che ti indagano, con idee che sorgono da esperta conoscitrice del gioco e dell'ambiente, della vita, con i piedi ben piantati per terra ma la capacità di immaginarsi il meglio.
Una mente splendente in un corpo spesso traditore.

E, dopo, le riunioni... Riunioni fatte per le mille necessità di uno sport bistrattato e lei, forte di questa conoscenza, che propone e prende appunti.
Fa da pacere, da avversario tenace, da alleato.
Senza scendere a compromessi perché affronta le cose come se stesse combattendo una lunghissima partita in cui gli inning non finiscono mai. Dopo ogni sfida, vinta o persa, c'è sempre una sfida nuova in cui gettarsi.

Eppure... Si può chiamare sconfitta quando un inning viene perso combattendo fino all'ultimo in una gara epica, di quelle che entrano nella storia? Si, è una sconfitta ma ad averne di sconfitte così!

E lei ha avuto vittorie e sconfitte ma le sue sconfitte sono state epiche perché combattute fino all'ultimo.

Ieri ho saputo che l'ultimo inning della sua vita è arrivato alla fine.
Ma io, in cuor mio, sono sicuro che si è solo assentata perché, da qualche parte, c'era bisogno di qualcuno che tenesse un po' le redini di qualche squadra di scavezzacollo mentre noi, ormai, sappiamo cavarcela perché siamo cresciuti.

Addio Lina.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Ciao!
Bellissime e toccanti parole!
Sei fantastico!!!

Anonimo ha detto...

Grazie.

Max