venerdì 1 giugno 2007

Profumo di nonno

Stamattina, quando sono arrivato in ufficio, stavano scaricando un camion di frutta e verdura e, malgrado la pioggia, nell'aria c'era quell'odore tipico dei mercati.
Così, mi sono ritrovato, sotto la pioggia, a fissare quel camion, vedendo invece anni e anni della mia vita.
Si, perché quell'odore è quello della mia infanzia, quello di mio nonno.
Ricordo che si alzava prestissimo al mattino, per andare ai mercati ortofrutticoli di Milano. Caricava e scaricava camion di frutta e verdura fino alla tarda mattinata e arrivava a casa nel primo pomeriggio. Poi pranzava, faceva un pisolino e poi via in campagna. A raccogliere e seminare. Fagioli, piselli... E io dietro a lui. Seduto su una coperta sotto la capannina che i miei nonni costruivano. Oppure in giro a scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo. E lo zio Angelo, suo fratello, andato via un venerdì di Pasqua di diversi anni fa, che arrivava in bicicletta e mi diceva "Nem". Andiamo.
Nessuno di voi due si è mai fermato molto, vero?
Avete avuto davanti una strada e l'avete percorsa fino in fondo. Accompagnati dall'odore delle verdure e della frutta.
Il mio nonno. Fino ai suoi ultimi anni, quando ormai non aveva più terreni da coltivare se non l'orto e, ormai in pensione, si alzava comunque presto per un'abitudine vecchia di secoli, si è sempre dedicato a frutta e verdura.
Mi ha cresciuto. Mi ha insegnato tante cose. Un po' del suo carattere, burbero ma buono, ce l'ho anche io. Quell'atteggiamento ironico verso la vita, di presa in giro silenziosa verso gli altri, tipica di chi ne ha viste proprio tante. Perché lui aveva vissuto la guerra ed era scampato per un soffio al fronte russo. Aveva vissuto la rinascita di questa povera Italia. Aveva un 850 in garage. Poi ha preso una Panda. Ogni tanto andavamo insieme al mulino, a comprare semenze e concimi.
Ricordo ancora l'espressione di dolore quando, per sbaglio, mi ha chiuso un dito nel finestrino della macchina. Sembrava che il dito fosse il suo. E la tranquillità, quando si è tagliato il piede con la falce. Diceva: sto bene, non preoccupatevi, non è nulla, non voglio andare in ospedale. Invece gli avevano dato un sacco di punti. Era così: non gli importava cosa gli succedeva. Stava sempre bene. Non si lamentava mai.
Viveva in fratellanza e complicità con Rudy. Piccolo cane scuro con cui sono cresciuto, il cui vuoto non potrà essere colmato.
Anche il vuoto di mio nonno non potrà essere colmato. Mai. E' morto in ospedale un 17 luglio, S. Alessio, poco prima che fosse il mio turno di andare a curarlo, dopo un'agonia durata diversi mesi.
Non ha mai conosciuto mia moglie. Non ha conosciuto mia figlia. Quando morì, non pensavo che quella ragazza potesse diventare mia moglie. E mai avrei pensato di diventare papà.
Chissà quanta gioia se avesse potuto tenere in braccio Anahí.
Ciao Togn. Hai una nipotina bellissima.

Stamattina, quando sono arrivato in ufficio, stavano scaricando un camion di frutta e verdura e, malgrado la pioggia, nell'aria c'era quell'odore tipico di mio nonno...

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