giovedì 21 giugno 2007

Una storia vera (di giornalismo applicato)

Vorrei mettere nero su bianco una cosa che fa capire quanto i giornalisti siano indipendenti oggi, in Italia.
Siamo a giugno del 2004. In quei tempi, stavo collaborando (moltissimo) con la redazione di una nota rivista di informatica. Il direttore mi chiama, un giorno, e mi dice: "Carissimo, bla bla bla, sei stato bravo, bla bla bla, vai a questa conferenza stampa, il giorno tal dei tali, a Gardone Riviera. Dura due giorni e puoi portare chi vuoi..."
Bene... Accetto. E vado con quella che, poi, sarebbe diventata mia moglie.
Sono stati 2 giorni molto divertenti... Un rinfresco di benvenuto, una cena in un hotel lussuoso su una terrazza sopra il lago, una notte in hotel di lusso, una mattina a seguire con i motoscafi una regata, elicottero a disposizione per vedere la regata e il lago dall'alto, un pranzo di lusso in una location dall'altra parte del lago, il ritorno con i motoscafi alla base e una conferenza stampa di 1 ora su quello che, effettivamente, dovevo recensire.
Il tutto condito da gadget di vario tipo: una macchina fotografica digitale, 100 euro (mi sembra) di sconto per stampare le proprie foto online, borse e altro ancora.
Veniva presentato un servizio di stampa online di foto, ancora esistente, che, allora, era di qualità scadente. Il sito era penoso, il servizio offerto scarso e non all'altezza di quello offerto da altri servizi già presenti sul mercato. Nulla di innovativo, ne per qualità, ne per costi, ne per servizi.
Presenti, tutti i giornalisti rappresentanti delle testate di un certo livello: da Donna Moderna al Corriere, da Sky alle vasta serie di riviste di informatica.
Al ritorno ho portato in redazione il materiale e ho detto quello che ne pensavo.
Non ho scritto 1 sola singola riga. Dalla rivista che mi ci ha mandato è usacita una news di poche righe e basta. Malgrado il loro addetto stampa mi telefonasse metodicamente facendo pressione e lasciando intendere che ci sarebbero stati altri eventi (dopo la regata, la Formula 1) ma solo per quelli "speciali". Ovviamente per quelli che gli avessero dedicato un certo spazio.
Altre riviste, altri giornali, hanno dedicato a quel servizio scadente (penso che lo sia tutt'ora) da mezza pagina a diverse pagine. Arrivando ad affermare che si trattava di una novità, alla portata di tutti, ottima ed economica.
Certo, cose simili non capitano raramente. (Vi aspettavate "spesso"? Sbagliato. Succede MOLTO SPESSO).
Quante volte ho visto dedicare pagine e pagine a stronzate inutili solo perché l'azienda che le produce fa anche pubblicità sulla rivista? Quante volte ho visto recensire cose orride con pareri entusiasti perché piovevano regali sulla redazione? So di riviste in cui i "voti" vengono dati a seconda di quanto viene investito in pubblicità, a seconda dei rapporti tra il giornalista e il produttore... Altre in cui è impossibile avere insufficienze per evitare di guastare i rapporti con i produttori (perché, magari, decideranno di fare pubblicità da noi), così come non si arriva mai all'ottimo (per evitare di scontentare i concorrenti). Riviste in cui si "consigliano" i prodotti a patto che sui prodotti compaia il logo della rivista...
E, poi, i baratti... Se mando una tastiera da provare, poi gliela regalo. Così come è normale mandare un comunicato stampa da 50 Kb su una chiave USB da 1 Gb. E poi? Vuoi fare il morto di fame e chiederla indietro? Ma dai, sii serio...
Allora? Allora dico che se i giornali trattano le "cose serie" come ho potuto vedere io per recensioni e consigli... L'uso migliore che ne possiamo fare è quello di accenderci il camino.
Avevo un professore che, una volta, mi ha detto: "Non leggere le tue idee. Sii cosciente e critico."
Invito i miei lettori a farlo. Anche con quello che scrivo io, ovviamente.

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