venerdì 19 ottobre 2007

Quando si va alla deriva...

Il mare è una persona.
I greci e i romani lo chiamavano Nettuno, Poseidone. Era un gigante.
A volte calmo e placido, che ti accarezza i piedi, che ti accoglie in un'acqua calda e profumata.
A volte è terribile: immenso, furioso, in burrasca. Con onde altissime che ti travolgono.
E tu stai lì, cercando di condurre la tua barchetta in un porto, aspettando che tutto passi, oppure portandola al largo, in mezzo alla bufera, cercando di mantenere la rotta.
Sperando sempre di non imbatterti in qualche scoglio.

A volte, però, anche i capitani più smaliziati si stancano.
Le burrasche possono portare alla disperazione, specialmente se sono troppo grandi oppure se sono continue.
Se non riesci a trovare un porto o se non hai ben chiara la rotta.
Allora ammaini le vele, le riponi sotto coperta, ti siedi e stai lì ad ammirare quelle onde alte svariati metri più del tuo albero maestro, che combattono tra loro.

Non sai dove il mare ha deciso di portarti, non hai idea delle sue intenzioni. Il mare è un gigante che sta giocando con te e tu glielo stai lasciando fare. Sperando di non schiantarti su qualche roccia. Ti piacerebbe andare in alcuni posti e forse speri che il mare ti ci porti. Ma non lo sai.
Non reggere il timone, lo romperesti. Non mettere vele, ti ha già strappato le vecchie e le vele non sono infinite.

Sta lì, aspetta. guarda le onde e senti il profumo del mare. Della sabbia portata dal vento, delle alghe e dei pesci.
Aspetta.

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