mercoledì 9 maggio 2007

Il (perfetto) delitto informatico

Lo confesso: sono stato tra i primi Foneros in Italia.
Per oltre 1 anno ho permesso agli altri membri della community di usare la mia connessione e io, in cambio, usavo la loro.
Poi ho smesso, almeno quello... Dopo aver parlato con avvocati ed essermi interessato dell'applicazione delle leggi anti terrorismo a una comunità come quella di FON. Ho gettato la spugna. Troppo complicato, troppo incasinato, troppo duro lo scontro con una serie di leggi e leggine fatte da uomini sulla Luna che non hanno idea della realtà delle nuove tecnologie.
Fossili fermi ai regi decreti di un Re di cui non c'è più nemmeno il ricordo.
Poi, nei giorni scorsi, mi hanno rotto un finestrino dell'auto e sono stato costretto a una pausa forzata di qualche ora fuori dall'ufficio e fuori casa.
Ed eccomi lì, sulla scena dei miei crimini. Milano, corso Sempione.
Per prima cosa lascio la macchina per far riparare il vetro.
Poi cerco un bar in cui mi rassegno a passare almeno 2 ore di attesa. Per fortuna ho con me il portatile, così faccio un po' di lavoro e, magari, gioco un po'.
Mi siedo, ordino una coca, accendo il portatile... E mi dice che è connesso.
La domanda è "A cosa", visto che sono distante almeno 3 Km dall'ufficio, oltre 30 da casa e che uso una normalissima connessione wireless che arriva, in condizioni ottimali, a 100 metri.
Rapido controllo: ci sono ben 2 reti senza protezione e il mio bravo portatilino ha deciso di prenderne una a caso e di connettersi. Nessuna chiave, nessuna passphrase, DHCP attivato.
Ottimo, mi dico... E inizio a lavorare senza negarmi anche un po' di chat e di navigazione.
Dopo un po' mi viene in mente di controllare i dati di questa fantomatica connessione. Un rapido sguardo alle impostazioni per vedere l'IP del router wireless, apro il browser ed eccolo lì. Anche qui nessuna password. Provo con l'altra. Stessa storia: nessuna password di rete, nessuna password sul router. Solo un segnale leggermente indebolito.
Mi fermo un po' per qualche considerazione. Come, per esempio, il pensiero che chiunque può impostargli una password e sbattere fuori questi imbecilli dalla loro stessa rete. Oppure come il pensare che qualsiasi cosa io faccia su Internet, saranno loro a risultare come responsabili. O anche il pensiero che io mi sono fatto tante paranoie per FON, che me le sto facendo perché il segnale della mia rete wireless, crittografato, arriva fino alla strada... E questi qui hanno dato accesso a Internet a una piazza, svariati loro vicini e una serie infinita di passanti.
Alla fine me ne vado a prendere la macchina e vado a casa.
In tutto questo, Manuel mi dà da pensare: "Avresti potuto fare il delitto informatico perfetto".
Si.
Sarei potuto andare all'attacco di qualsiasi sistema, scaricare qualsiasi genere di materiale, fare qualsiasi cosa sia proibita dalla legislazione italiana, americana o mondiale.
Cose da pervertiti, immorali bastardi. Non importava.
I responsabili sarebbero stati i gestori di quelle reti wireless.
Si, perché i router non avevano password e avrei potuto cancellare i log di connessione senza problemi. Di me non sarebbe rimasta alcuna traccia. Ci pensava il NAT a mascherare che ero io e non loro a controllare la connessione.
Persino se ci fosse stato un controllo in tempo reale da parte dei proprietari, identificarmi sarebbe stato quasi impossibile: vai a cercare tutti quelli che stanno usando un computer in un raggio di 100 metri da un'abitazione in un palazzo di Milano, in cui ci saranno decine di abitazioni, passanti, gente in macchina...
Oggi mi sono dedicato ad altro. Ma, ora, ho avuto un'improvvisa illuminazione e sto pensando che il lavoro della Polizia Postale dev'essere terribile e piuttosto soggetto ad errori.
Basta qualche centinaio di persone, in Italia, che collegano il loro bel routerino e non lo configurano e identificare un qualsiasi responsabile di qualsiasi reato diventa un'operazione da sconsigliare anche al solito peggior nemico.
E poi mi chiedo... Ma perché i produttori non sono obbligati a far configurare un livello di protezione anche minimo? Dico: io mi sono collegato non solo senza compiere particolari operazioni ma addirittura senza nemmeno provarci!
E' qui la discrepanza tra la teoria legislativa e la dura realtà dei fatti. Tirare su una rete wireless è solo questione di soldi. Saperla usare e configurare è questione di conoscenze. La legge non ammette ignoranza... Ma, così come sono le cose, la legge non è applicabile. Vai a beccare tutti quelli che non capiscono nulla di reti e si comprano l'accrocchio wireless...
Non so quanti siano in Italia... Ma scommetto che sono certamente più di 2. Probabilmente saranno almeno la metà delle persone che sono attirate dalle reti wireless (perché sono comode).
Quindi, domani, ricomincio a pensare a FON...

2 commenti:

meksONE ha detto...

Ehehe, anche io mi sono divertito con il primo router Wireless. Certo, condividere una connessione FastWeb a 10 Mbit era una manna dal cielo, e in un paio di settimane avrò contato almeno un centinaio di connessioni,
complice anche l'università lì vicino. Ma visto che il router me lo permetteva, la connessione era free, l'accesso al router, NO. E i log li ho tenuti, e su molti di questi avevo anche nomi macchina, cartelle condivise... e su un Mac che ho beccato proprio mentre si collegava, ho copiato sul suo desktop una cartellina chiamata "METTI LA PASSWORD, IDIOTA!". Già, la password, questa sconosciuta.

LadySissy ha detto...

Che bello essere degli hacker come voi.. Ma per la gente comune non è facile capirci molto di reti wireless. E ammetto di essere una di quelle che non ci capise una sega. E la password ce l'ho (ce l'ha messa il tecnico fastweb quando io non c'ero) ma stupida come sono non riesco ad accedere alla mia rete wireless dal mio cellulare. Ho provato a informarmi sulla net ma x ora niente. Darei "qualcosa" :) pur di riuscire a capirci di nuovo qualcosa di un po' complesso, in tutta questa tecnologia che ormai ci circonda..